Il melanoma è una tumore relativamente frequente che occupa il quinto posto per frequenza tra i tumori del sesso maschile, e il sesto posto tra i tumori del sesso femminile.
Rappresenta approssimativamente il 5% dei nuovi casi di tumori maligni diagnosticati. Ogni anno nel mondo ci sono circa 160.000 nuove diagnosi di melanoma cutaneo, tra queste 62.000 sono in Europa e 6.000 in Italia. L’ incidenza di melanoma nel mondo è aumentata annualmente negli ultimi decenni e tale aumento si è verificato per entrambi i sessi e per tutte le fasce di età.
Negli Stati Uniti infatti il rischio di sviluppare un melanoma durante la vita è passato da 1 a 500 per i nati nel 1935, a 1 su 600 per i nati nel 1960, a 1 su 150 per i nati nel 1980 fino a 1 su 62 per i nati nel 2006.
I tassi di incidenza più elevati sono presenti nelle popolazioni bianche che vivono in Australia e in Nuova Zelanda. In queste aree geografiche, dove la latitudine espone ad intense radiazioni solari, la maggior parte della popolazione discende da coloni europei con fenotipo chiaro e quindi più sensibile al danno biologico causato delle radiazioni solari. Seguono, in ordine di frequenza per l’incidenza di melanoma, il Nord America e l’ Europa occidentale e settentrionale. Per quanto riguarda l’Italia si stima che il carico diagnostico per il melanoma sia nell’ordine di circa 6.000 nuovi casi per anno con una prevalenza di circa 24.000 casi.
In Italia più della metà delle diagnosi di melanoma avviene in soggetti entro i 59 anni di età, rappresentando il terzo tumore per frequenza nella fascia di età compresa tra la nascita e i 44 anni in entrambi i sessi. Questi dati rivelano come il melanoma rappresenti una neoplasia relativamente frequente tra i giovani adulti. Per quanto riguarda il rapporto maschi/femmine si può affermare che il melanoma è più frequente nel sesso femminile per le fasce di età fino ai 50 anni, mentre nelle fasce di età successive il melanoma è più frequente nel sesso maschile.
Blog di Dermatologia a cura della Dottoressa Marta Grazzini, Medico Chirurgo Specialista in Dermatologia e Venereologia
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FOTOTIPO CHE COS'E' E A COSA SERVE
Il fototipo, e' una scala di valori che rappresenta sostanzialmente il nostro tipo di pelle. Il fototipo e' valutato sia attraverso la classificazione di Fitzpatrick che attraverso l’anamnesi, indagando la reazione cutanea all’esposizione solare.
Il fototipo I non si abbronza mai e fa eritema, ha i capelli rossi, occhi verdi, blu o bruni e pelle molto pallida e rossastra; il fototipo II si abbronza poco e fa eritema, ha capelli biondi, occhi azzurri, nocciola o verdi e pelle pallida; il fototipo III si abbronza gradualmente e talvolta fa eritema, ha capelli castani, occhi nocciola o marroni e pelle bianca o leggermente scura; il fototipo IV si abbronza facilmente e non fa eritema, ha capelli castano scuro, occhi marroni e pelle leggermente scura; il fototipo V si abbronza facilmente e non fa eritema, ha capelli castano scuro, occhi marroni e pelle scura; il fototipo VI non fa eritema, ha pelle nera, capelli e occhi neri
Il fototipo viene messo in relazione al melanoma in numerosi studi emerge infatti che gli individui con fototipo I e II secondo Fitzpatrick hanno un rischio circa doppio di sviluppare un melanoma.
A cosa serve il linfonodo sentinella per il melanoma?
La biopsia del linfonodo sentinella, introdotta da Morton nel 1992, è subito diventata una procedura standard nella stadiazione e trattamento dei pazienti con melanoma primitivo di spessore ≥1 mm (o <1 mm ma ulcerato o con piu' di una mitosi per mm quadrato) e con negatività clinica delle stazioni linfonodali.
Il razionale di studiare il linfonodo sentinella si basa sulla teoria di una progressione ordinata delle cellule tumorali, nelle fasi iniziali del processo di metastatizzazione, all'interno del sistema linfatico, secondo la quale le prime metastasi linfonodali siano sempre localizzate al primo linfonodo (linfonodo sentinella) drenante l'area cutanea sede del tumore.
Lo scopo di questa metodica è quello di studiare il sistema di drenaggio del tumore primitivo che avviene attraverso una o più stazioni linfonodali e di identificare l'eventuale presenza di micrometastasi in questa sede, così da intervenire precocemente con una linfadenectomia selettiva. Infatti l'identificazione di metastasi occulte sembra essere importante per un'accurata stadiazione, per la programmazione terapeutica e per la prognosi del paziente.
La tecnica prevede di biopsiare questo o questi linfonodi, ottenendo una diagnosi istologica mediante un approccio poco invasivo ma altamente preciso. Qualora mediante linfoscintigrafia si verifichi che il drenaggio linfatico risultasse orientato verso più stazioni linfonodali, sarà opportuno procedere alla biopsia di tutte le sedi individuate, escludendo quelle profonde (mediastino e retroperitoneo) in assenza di un evidente sospetto verificato mediante TAC o RMN o PET.
La biopsia del linfonodo sentinella viene eseguita in anestesia generale o locale, a seconda delle caratteristiche del paziente con cui viene discussa tale indicazione (preferenza del paziente o indicazione clinica del medico che ne individui una particolare caratteristica psicologica, che possa controindicare l’intervento in anestesia locale) e a seconda della sede
(a livello laterocervicale o in caso di bacini linfatici multipli è preferibile un approccio in anestesia generale). Le sedi ascellare e, in particolare, inguino-crurale sono particolarmente adatte a un intervento in anestesia locale, anche se alla biopsia del linfonodo sentinella debba associarsi la radicalizzazione del melanoma primario.
Lo scopo di questa metodica è quello di studiare il sistema di drenaggio del tumore primitivo che avviene attraverso una o più stazioni linfonodali e di identificare l'eventuale presenza di micrometastasi in questa sede, così da intervenire precocemente con una linfadenectomia selettiva. Infatti l'identificazione di metastasi occulte sembra essere importante per un'accurata stadiazione, per la programmazione terapeutica e per la prognosi del paziente.
La tecnica prevede di biopsiare questo o questi linfonodi, ottenendo una diagnosi istologica mediante un approccio poco invasivo ma altamente preciso. Qualora mediante linfoscintigrafia si verifichi che il drenaggio linfatico risultasse orientato verso più stazioni linfonodali, sarà opportuno procedere alla biopsia di tutte le sedi individuate, escludendo quelle profonde (mediastino e retroperitoneo) in assenza di un evidente sospetto verificato mediante TAC o RMN o PET.
La biopsia del linfonodo sentinella viene eseguita in anestesia generale o locale, a seconda delle caratteristiche del paziente con cui viene discussa tale indicazione (preferenza del paziente o indicazione clinica del medico che ne individui una particolare caratteristica psicologica, che possa controindicare l’intervento in anestesia locale) e a seconda della sede
(a livello laterocervicale o in caso di bacini linfatici multipli è preferibile un approccio in anestesia generale). Le sedi ascellare e, in particolare, inguino-crurale sono particolarmente adatte a un intervento in anestesia locale, anche se alla biopsia del linfonodo sentinella debba associarsi la radicalizzazione del melanoma primario.
La lentigo Maligna - Chiazza Brunastra sul volto
La lentigo maligna (di Hutchinson) si presenta in chiazze o placche piane di colore bruno disomogeneo con aree reticolate a carta geografica a margini di solito non definiti senza segno di regressione, e a lenta espansione che può raggiungere anche notevoli dimensioni.

La lentigo maligna è dovuta alla proliferazione di melanociti atipici nell’epidermiche ed è considerata un melanoma insitu che può evolvere in una lentigo maligna melanoma nel 25-30% di casi. L’evoluzione in melanoma invasivo è molto lenta (10-20 anni) e si evidenzia clinicamente quando le lesioni diventano più scure o infiltrate o si ha la formazione di un nodulo. La localizzazione più frequente è al volto ma raramente può presentarsi sulle gambe in quanto predilige le sedi fotoesposte.
Di solito è asintomatcia ma qualche volta può dare un lieve prurito. Compare più frequentemente nelle donne con un rapporto di 2 a 1 rispetto a gli uomini e l’età media di insorgenza è intorno a 60 anni. I fattori patogenetici che determinano la sua formazione non sono ancora del tutto chiari ma una esposizione cronica al sole rappresenta sicuramente uno dei principali fattori che ne determinano la formazione.
Per la diagnosi e la diagnosi differenziale è di fondamentale importanza l’esame dermoscopico.
Nella lantigo maligna si possono mettere in evidenza significative alterazioni dello pseudoreticolo che nelle fasi iniziali di accrescimento mostra piccole granulazioni grigio brunastre perifollicolari; successivamente la coalescenza di tali granulazioni determina un rinforzo della pigmentazione perifollicolare con strie (pattern romboidale) e un obliterazione progressiva degli sbocchi da parte di una pigmentazione nerastra.
Se periste il dubbio potrà essere effettuata una biopsia che metterà in evidenza una proliferazione continua e scarsamente circoscritta di melanociti atipici nello strato basale dell’epidermide che nono superano la membrana basale.

La lentigo maligna è dovuta alla proliferazione di melanociti atipici nell’epidermiche ed è considerata un melanoma insitu che può evolvere in una lentigo maligna melanoma nel 25-30% di casi. L’evoluzione in melanoma invasivo è molto lenta (10-20 anni) e si evidenzia clinicamente quando le lesioni diventano più scure o infiltrate o si ha la formazione di un nodulo. La localizzazione più frequente è al volto ma raramente può presentarsi sulle gambe in quanto predilige le sedi fotoesposte.
Di solito è asintomatcia ma qualche volta può dare un lieve prurito. Compare più frequentemente nelle donne con un rapporto di 2 a 1 rispetto a gli uomini e l’età media di insorgenza è intorno a 60 anni. I fattori patogenetici che determinano la sua formazione non sono ancora del tutto chiari ma una esposizione cronica al sole rappresenta sicuramente uno dei principali fattori che ne determinano la formazione.
Per la diagnosi e la diagnosi differenziale è di fondamentale importanza l’esame dermoscopico.
Nella lantigo maligna si possono mettere in evidenza significative alterazioni dello pseudoreticolo che nelle fasi iniziali di accrescimento mostra piccole granulazioni grigio brunastre perifollicolari; successivamente la coalescenza di tali granulazioni determina un rinforzo della pigmentazione perifollicolare con strie (pattern romboidale) e un obliterazione progressiva degli sbocchi da parte di una pigmentazione nerastra.
Se periste il dubbio potrà essere effettuata una biopsia che metterà in evidenza una proliferazione continua e scarsamente circoscritta di melanociti atipici nello strato basale dell’epidermide che nono superano la membrana basale.
I danni dell'esposizione al sole - Tumori della pelle
L'esposizione incontrollata alle radiazioni ultraviolette, sia in modo cronico che intermittente senza una opportuna preparazione della pelle, rappresenta un elemento che favorisce nel tempo lo sviluppo di tumori cutanei, sia carcinomi, che melanomi. Soprattutto nei soggetti con fototipo chiaro, specialmente in condizioni di anamnesi familiare positiva.

E’ ormai noto infatti che la maggior parte dei tumori cutanei insrgono in zone fotoesposte e spesso preceduti da lesioni precancerose.I tumori cutanei fotoindotti sono appresentati principalmente dai carcinomi spinocellulari, i carcinomi basocellulari e il melanoma.
Vi è un consenso generale da parte dei ricercatori di settore che l’insorgenza di queste patologie tumorali sia prevalentemente il risultato del danno diretto al DNA in seguito all’esposizione a radiazioni ltraviolette di tipo UVB. Dati epidemiologici correlano l'insorgenza del melanoma cutaneo a un'intensa esposizione solare durante l'infanzia e attribuiscono un ruolo indiretto nella sua patogenesi all'interazione con UVA che induce la produzione di radicali liberi capaci di danneggiare non solo il DNA ma anche di alterare i sistemi enzimatici e le strutture ipidiche e proteiche che contribuiscono al precoce fotoinvecchiamento e di causare immunosoppressione.

E’ ormai noto infatti che la maggior parte dei tumori cutanei insrgono in zone fotoesposte e spesso preceduti da lesioni precancerose.I tumori cutanei fotoindotti sono appresentati principalmente dai carcinomi spinocellulari, i carcinomi basocellulari e il melanoma.
Vi è un consenso generale da parte dei ricercatori di settore che l’insorgenza di queste patologie tumorali sia prevalentemente il risultato del danno diretto al DNA in seguito all’esposizione a radiazioni ltraviolette di tipo UVB. Dati epidemiologici correlano l'insorgenza del melanoma cutaneo a un'intensa esposizione solare durante l'infanzia e attribuiscono un ruolo indiretto nella sua patogenesi all'interazione con UVA che induce la produzione di radicali liberi capaci di danneggiare non solo il DNA ma anche di alterare i sistemi enzimatici e le strutture ipidiche e proteiche che contribuiscono al precoce fotoinvecchiamento e di causare immunosoppressione.
Ink-spot lentigo - Lentiggini a macchia di inchiostro

Le lentigo a chiazza di inchiostro sono state descritte per la prima volta nel 1992 da Bolognia. Si presentano come piccole (5 mm di diametro) chiazze nere uniformi che appaiono di solito in aree foto esposte. Bolognia ha enfatizzato il fatto che le lesioni possono essere erroneamente confuse con un melanoma in situ per il loro colore molto scuro e uniforme.
Compaiono molto frequentemente in soggetti con capelli rossi e cute chiara più spesso al tronco. Proprio la comparsa in soggetti di pelle chiara spesso in associazione con la presenza di altre lentigo semplici in aree foto esposte può porre il problema della diagnosi differenziale con un early stage melanoma.
L’ indagine demoscopica evidenzia un reticolo nero o bruno scuro con maglie irregolari correlato istologicamente con una maggiore pigmentazione all’apice delle creste epidermiche e un carenza di pigmento a livello delle papille dermiche.
In caso di comparsa di lesioni cutanea simile e' importante una valutazione dermatologica.
LE LENTIGGINI

La lentigo semplice è una lesione melanocitaria molto comune che rappresenta una proliferazione superficiale di melanociti.
Microscopicamente si evidenzia una sottile e circoscritta proliferazione melanocitaria caratterizzata da melanociti aumentati in numero che formano aggregati iperpigmentati lungo le creste epidemiche. Sebbene la maggior parte delle delle lentigo semplici rimangono stabili alcune possono sviluppare nidi di melanociti a livello della giunzione dermo epidermica e nel derma.
Per la loro capacità di modificarsi le lentigo semplici sono considerate come i precursori morfologici del nevo giunzionale acquisito. Clinicamente la lentigo semplice è una piccola macula uniforme di colorito giallo brunastro e di diametro compreso tra 3 e 5 mm. Le lentiggini sono più frequenti in pazienti con capelli rossi e cute chiara e si ritrovano inoltre frequentemente in soggetti con cute foto esposta al livello del tronco degli arti.
Al’esame demoscopico si evidenzia una tipica rete di pigmento di colorito bruno chiaro, con maglie regolarmente distanziate. Qualche volta punti scuri disposti regolarmente possono essere evidenziabili nel centro delle lesioni che correlano con aggregati di pigmento nello strato corneo). La diagnosi clinica è generalmente semplice e la dermoscopia di solito non è necessario.
Nei Giganti - Quali terapie?
Nei pazienti che presentano nevi congeniti giganti il rischio di sviluppare melanoma è stimato essere tra 5 e 10% durante la vita con un dimezzamento del rischio sotto i 5 anni di età. Il melanoma cutaneo può svilupparsi in sede sotto epidermica ma in alcuni casi può avere come prima localizzazione il sistema nervoso centrale o il retroperitoneo.
I pazienti con nei di diametro maggiore di 40 cm hanno il rischio maggiore di sviluppare un melanoma, inoltre in questi pazienti non è rara l’associazione con il rabdomiosarcoma e tumori del sistema nervoso centrale. La melanocitosi neurocutanea rappresentano una proliferazioni di melanociti nel sistema nervoso centrale oltre che a livello cutaneo. Questa patologia può inoltre svilupparsi in soggetti con nevo di Ota.

Il gold standard per quanto riguarda la terapia dei nevi giganti congeniti è rappresentato dalla escissione chirurgica completa come profilassi per lo sviluppo di un melanoma. Questa procedura richiede di solito più interventi successivi, e se necessario l’utilizzo di espansori cutanei. Anche la rimozione completa del nevo non esclude comunque la possibilità di un melanoma sia nel sito di rimozione del nevo congenito che in altre localizzazioni nel corpo. Da non sottovalutare è inoltre l’impatto psicosociale di un grande nevo congenito in un bambino soprattutto se localizzato in aree cutanee visibili. In alcuni casi la rimozione chirurgica completa del nevo è impossibile per le dimensioni della lesione o per la localizzazione in aree cutanee sensibili come il volto. In questi casi può essere utile il currettage o il lasar ablativo che possono determinare un beneficio estetico. Quando non è possibile effettuare nessun tipo di trattamento i pazienti dovrebbero seguire un follow-up molto stretto e ogni area della lesione che va in contro a modificazioni come la formazione di noduli o cambiamenti di colore deve essere esaminata mediante una biopsia incisionale.
I pazienti con nevi congeniti giganti dovrebbero inoltre essere scrinati con la risonanza magnetica per escludere un eventuale interessamento del sistema nervoso centrale durante i primi sei mesi di vita e successivamente essere sottoposti a controlli neurologici periodici. Una positività della risonanza magnetica non necessariamente prelude il ricorso alla neurochirurgia. Una terapia chirurgica aggressiva dovrebbe essere invece proposta a pazienti sintomatici.
Per quanto riguarda i nevi congeniti piccoli e medi il rischio dello sviluppo di melanoma è molto basso aggirandosi intorno all’1% dei casi nel corso della vita. Il menagement dei nevi congeniti di piccole e medie dimensioni dipende da diversi fattori come la storia clinica del paziente, eventuali modificazioni cliniche della lesione, problemi cosmetici e psicologici del paziente. Per esempio un nevo congenito scuro localizzato al cuoio capelluto può essere assolutamente non significativo dal punto di vista estetico ma difficile da seguire nell’ambito del follow-up mentre al contrario una lesione localizzata a livello degli arti può avere un grande impatto psicologico nella vita del paziente ma può essere comunque mantenuta per la relativa facilità nel seguirla in follow-up.
Per queste ragioni non è possibile identificare uno schema terapeutico definito uguale per ogni paziente ma l’approccio terapeutico a queste lesioni deve essere valutato caso per caso.
I pazienti con nei di diametro maggiore di 40 cm hanno il rischio maggiore di sviluppare un melanoma, inoltre in questi pazienti non è rara l’associazione con il rabdomiosarcoma e tumori del sistema nervoso centrale. La melanocitosi neurocutanea rappresentano una proliferazioni di melanociti nel sistema nervoso centrale oltre che a livello cutaneo. Questa patologia può inoltre svilupparsi in soggetti con nevo di Ota.

Il gold standard per quanto riguarda la terapia dei nevi giganti congeniti è rappresentato dalla escissione chirurgica completa come profilassi per lo sviluppo di un melanoma. Questa procedura richiede di solito più interventi successivi, e se necessario l’utilizzo di espansori cutanei. Anche la rimozione completa del nevo non esclude comunque la possibilità di un melanoma sia nel sito di rimozione del nevo congenito che in altre localizzazioni nel corpo. Da non sottovalutare è inoltre l’impatto psicosociale di un grande nevo congenito in un bambino soprattutto se localizzato in aree cutanee visibili. In alcuni casi la rimozione chirurgica completa del nevo è impossibile per le dimensioni della lesione o per la localizzazione in aree cutanee sensibili come il volto. In questi casi può essere utile il currettage o il lasar ablativo che possono determinare un beneficio estetico. Quando non è possibile effettuare nessun tipo di trattamento i pazienti dovrebbero seguire un follow-up molto stretto e ogni area della lesione che va in contro a modificazioni come la formazione di noduli o cambiamenti di colore deve essere esaminata mediante una biopsia incisionale.
I pazienti con nevi congeniti giganti dovrebbero inoltre essere scrinati con la risonanza magnetica per escludere un eventuale interessamento del sistema nervoso centrale durante i primi sei mesi di vita e successivamente essere sottoposti a controlli neurologici periodici. Una positività della risonanza magnetica non necessariamente prelude il ricorso alla neurochirurgia. Una terapia chirurgica aggressiva dovrebbe essere invece proposta a pazienti sintomatici.
Per quanto riguarda i nevi congeniti piccoli e medi il rischio dello sviluppo di melanoma è molto basso aggirandosi intorno all’1% dei casi nel corso della vita. Il menagement dei nevi congeniti di piccole e medie dimensioni dipende da diversi fattori come la storia clinica del paziente, eventuali modificazioni cliniche della lesione, problemi cosmetici e psicologici del paziente. Per esempio un nevo congenito scuro localizzato al cuoio capelluto può essere assolutamente non significativo dal punto di vista estetico ma difficile da seguire nell’ambito del follow-up mentre al contrario una lesione localizzata a livello degli arti può avere un grande impatto psicologico nella vita del paziente ma può essere comunque mantenuta per la relativa facilità nel seguirla in follow-up.
Per queste ragioni non è possibile identificare uno schema terapeutico definito uguale per ogni paziente ma l’approccio terapeutico a queste lesioni deve essere valutato caso per caso.
Il Melanoma in eta' pediatrica
Il rischio di sviluppare un melanoma cutaneo in età pediatrica è aumentato drasticamente nelle ultime decadi passando da 1 su 250 negli anni 80 a 1 su 58 del 2007. Il melanoma resta comunque una patologia rara nella popolazione pediatrica rappresentando il 2% dei tumori dell’età infantile, inoltre solo il 4% dei melanomi si ha in individui al di sotto di 20 anni e solo lo 0,3-0,4% si osservano prima della pubertà.
Il melanoma in età infantile spesso non presenta i criteri tipici di malignità del melanomoa dell’adulto, infatti nella maggior parte dei casi non risponde ai criteri “ABCD”. Speso il melanoma del bambino è rosso o rosa e può simulare una verruca (melanoma verruca-like), o un cheloide (cicatrice) o una lesione vascolare (es. angioma).
Queste i melanomi del bambino possono avere istologicamente caratteristiche simili a una nevo di spitz (neo benigno). Sebbene il melanoma del bambino alla diagnosi ha di solito uno spessore maggiore del melanoma dell’adulto e frequentemente linfonodo sentinella positivo l’aspettativa di vita è simile a quella del melanoma dell’adulto.
Inoltre nei bambini si osserva un tasso di recreduscenze inferiore rispetto agli adulti. La presenza di numerosi nevi melanocitici incrementa il rischio di sviluppare un melanoma come l’anamnesi familiare positiva e un fenotipico chiaro. Alcune condizioni molto rare come lo xeroderma pigmentoso (disordine di riparazione del DNA) e grandi nevi congeniti sono degli importanti fattori di rischio per lo sviluppo del melanoma.
Il melanoma in età infantile spesso non presenta i criteri tipici di malignità del melanomoa dell’adulto, infatti nella maggior parte dei casi non risponde ai criteri “ABCD”. Speso il melanoma del bambino è rosso o rosa e può simulare una verruca (melanoma verruca-like), o un cheloide (cicatrice) o una lesione vascolare (es. angioma).
Queste i melanomi del bambino possono avere istologicamente caratteristiche simili a una nevo di spitz (neo benigno). Sebbene il melanoma del bambino alla diagnosi ha di solito uno spessore maggiore del melanoma dell’adulto e frequentemente linfonodo sentinella positivo l’aspettativa di vita è simile a quella del melanoma dell’adulto.
Inoltre nei bambini si osserva un tasso di recreduscenze inferiore rispetto agli adulti. La presenza di numerosi nevi melanocitici incrementa il rischio di sviluppare un melanoma come l’anamnesi familiare positiva e un fenotipico chiaro. Alcune condizioni molto rare come lo xeroderma pigmentoso (disordine di riparazione del DNA) e grandi nevi congeniti sono degli importanti fattori di rischio per lo sviluppo del melanoma.
Nevo di Spitz - Benigno o Maligno?

Il nevo di Spitz è una lesione benigna acquisita dovuta alla proliferazione di melanociti con caratteristiche istopatologiche che possono avere punti in comune con il melanoma.
La maggior parte dei nevi di spitz si sviluppano durante l’infanzia e di solito si localizzano a livello del volto o degli arti inferiori. I nei cosi formati tendono a crescere abbastanza rapidamente presentandosi come macule rosa o rossobrunastre cupoliformi o nodulari. Di solito sono simmetriche con diametro inferiore ad un centimetro e ben circoscritte. La variante pigmentata del nevo di spitz è il nevo di Reed che si presente di solito negli adolescenti come una papula molto scura più frequentemente localizzata a gli arti inferiori.
Entrano in diagnosi differenziale con il nevo di Spitz: il nevo dermico comune, lo xantogranuloma, il mollusco contagioso, il granuloma piogenico, la verruca volgare il dermatofibroma. Vi è consenso generale che ogni nevo di Spitz con caratteristiche atipiche come una dimensione maggiore di 1 cm, asimetria o ulcerazione dovrebbe essere biopsiato o escisso completamente in via preventiva per escludere il melanoma. Un followup clinico o dermoscopico può essere una valida alternativa in pazienti con piccole lesioni stabili.
I Nei Blu

I nevi blu rappresentano una proliferazione di melanociti dermici dendritici che hanno un intensa produzione di melanina. Il colore blu di queste lesioni è spiegato dall’effetto Tyndall, cioè dalla dispersione della luce che incide sulla melanina localizzata negli strati più profondi della cute. I nevi blu si localizzano più frequentemente nelle aree dove i melanociti sono presenti alla nascita come a livello della testa, del collo, alle estremità e nell’area sacrale. La regione sacrale è inoltre la ragione più frequente di comparsa dalla macchia mongolica. Quest’ultima lesione si osserva frequentemente in Asia dove colpisce circa l’80% dei neonati, mentre interessa solo il 10% dei bambini caucasici. La macchia mogolica scompare a circa 10 anni.
Il nevo blu comune si presenta solitamente come una papula solitaria e uniforme di dimensioni inferiori ad 1 cm di diametro. Si sviluppa intorno all’adolescenza e più frequentemente si localizza al dorso della mani o dei piedi. Il nevo blu cellulato può essere congenito o acquisito e si localizza più comunemente a livello del cuoio capelluto, del volto o a livello sacrale. I nevi blu possono entrare in diagnosi differenziale con il melanoma nodulare ma si differenza tipicamente da quest’ultimo per la crescita molto più lenta.
Sebbene il nevo blu sia una lesione benigna le lesioni che crescono molto rapidamente o che cambiano in modo importante dovrebbero essere sottoposte comunque a una biopsia escissionale.
Cosa sono le cheratosi attiniche?

La cheratosi attinica (attinica = sole, cheratosi = macchia squamosa) e' chiamata anche precancerosi in quanto puo' rappresentare il precursore di un tumore cutaneo, il carcinoma spinocellelluare.
Si presenta come una chiazze eritematosa e squamosa di circa 5-6 mm di diametro, solito ruvida con colori che vanno dal rosso al marrone. Le cheratosi attiniche si sviluppano prevalentemente nelle areee corporee sottoposte ad esposizione cronica alla luce solare, come viso, cuoio capelluto (soprattutto negli uomini calvi), del collo e del dorso della mano.
Tra l' 1% e il 10% delle cheratosi attiniche possono progredire in carcinoma invasivo a cellule squamose. Il trattamento di queste lesioni puo' essere effettuato con diverse tecniche sia mediche che chirurgiche.
Crema schemo totale sopra il neo

Non esiste nessun evidenza scientifica che la protezione dal sole di uno o piu' nei con schermi protettivi per il sole non induca la comparsa di tumori della pella o la trasformazione del neo in melanoma.
E' pratica comune infatti proteggere il singolo neo "a rischio" con uno stick protettivo per paura cbe il sole possa indurre il neo stesso a trasformarsi in melanoma.
Queata teoria non e' stata validata ma, al contrario, sembra infatti piu' utile ed opprtuno proteggere dal sole tutta la pelle nello stesso modo e comunque seguire le indicazioni del proprio dermatologo.
Quando iniziare ad utilizzare la crema protettiva per il sole?
La crema protettiva per il sole, fotoprottettore, andrebbe utilizzata, non soltanto al mare, ma tutto l'anno quando ci si espone al sole.
Ovviamente le stagione estiva e' quella dove dobbiamo proteggerci maggiormente in quanto siamo tutto piu' esposti al sole e piu' scoperti dai vestiti.
In inverno e' opportuno utilizzare le creme solari soprattutto se andiamo in montagna dove il sole e' "piu' vicino" e dove il sole viene riflesso dalla neve bianca in modo da colpire la nostra pelle anche con angolazioni diverse.
E' pero' durante le stagioni di mezzo, soprattutto in primavera dove dobbiamo fare piu' attenzione. Infatti in primavera la temperatura esterna puo' essere anche molto mite e possiamo non accorgersi del sole che "arroatisce" la pelle. In queta stagione e' importante proteggere soprattutto il volto che non e' coperto dagli abiti.
Infine bisogna ricorda come condizioni patologoche cutanee quali in presenza di melasma, tumori cutanei ( melanoma r non melanoma) ed altre l'esposizione ai raggi solei puo' peggiorare di molto il quadro clinico. In questi casi conviene porre maggiore attenzione all'esposizione solare e attenersi alle istruzioni del proprio dermatologo.
Ovviamente le stagione estiva e' quella dove dobbiamo proteggerci maggiormente in quanto siamo tutto piu' esposti al sole e piu' scoperti dai vestiti.
In inverno e' opportuno utilizzare le creme solari soprattutto se andiamo in montagna dove il sole e' "piu' vicino" e dove il sole viene riflesso dalla neve bianca in modo da colpire la nostra pelle anche con angolazioni diverse.
E' pero' durante le stagioni di mezzo, soprattutto in primavera dove dobbiamo fare piu' attenzione. Infatti in primavera la temperatura esterna puo' essere anche molto mite e possiamo non accorgersi del sole che "arroatisce" la pelle. In queta stagione e' importante proteggere soprattutto il volto che non e' coperto dagli abiti.
Infine bisogna ricorda come condizioni patologoche cutanee quali in presenza di melasma, tumori cutanei ( melanoma r non melanoma) ed altre l'esposizione ai raggi solei puo' peggiorare di molto il quadro clinico. In questi casi conviene porre maggiore attenzione all'esposizione solare e attenersi alle istruzioni del proprio dermatologo.
Da dove nasce un melanoma?
Il melanoma nasce dalla trasformazione tumorale dei melanociti. I melanociti sono cellule della cute che normalmente sono deputate alla difesa della pelle dai raggi ultravioletti mediante la produzione del pigmento cutaneo (la melanina). La melanina viene prodotta grazie allo stimolo della luce solare. Da qua ha origine l'abbronzatura.
Le cause per le quali alcuni soggetti sviluppano il melanoma non sono ancora chiare ma sicuramente gioca un ruolo in questo proceso la costituzione genetica, infatti il melanoma e' piu' frequente tra i parenti stretti di un paziente che ha gia' avuto un melanoma.
Le cause per le quali alcuni soggetti sviluppano il melanoma non sono ancora chiare ma sicuramente gioca un ruolo in questo proceso la costituzione genetica, infatti il melanoma e' piu' frequente tra i parenti stretti di un paziente che ha gia' avuto un melanoma.
Come prevenire i tumori della pelle?

Esistono due metodi complementari per prevenire il melanoma e i tumori della pelle in generale:
La prevenzione primaria: rivolta ad evitare i piu' importanti fattori di rischio
Come fare?
• Evitare le ustioni solari soprattutto in giovane età
• Utilizzare ombrelloni, teli, cappellini e indumenti con fattore di protezione.
• Evitare di esporsi al sole nelle ore centrali della giornata
• Utilizzare creme e schermi solari adeguati al proprio carnato. Queste devono essere applicate ripetutamente e non devono indurre comunque a prolungare l’esposizione solare.
• Ricordare che le lampade abbronzanti rappresentano comunque un rischio per sviluppo di tumori
La Prevenzione secondaria: consiste nella diagnosi precoce di nei o chiazze sospette comparse sulla pelle attraverso l’auto-esame della cute e il controllo annuale dei nei dal dermatologico.
Quali sono in fattori di rischio per i tumori della pelle e per il melanoma?
Le cause dell’insorgenza del melanoma e dei tumori della pella non sono state ancora identificate, ma al suo sviluppo concorrono sicuramente fattori genetico-familiari e ambientali.
FATTORI GENETICI
• Familiarità per melanoma (8-10% dei casi: è associata a mutazioni di alcuni geni che regolano la crescita cellulare)
• Precedente melanoma
• Appartenenza al fenotipo I e II (difficoltà ad abbronzarsi e facili scottature
solari)
• Presenza di molti nevi (nei) (>50)
• Presenza di nevi atipici
FATTORI AMBIENTALI
Il più importante fattore di rischio causale per la popolazione di pelle bianca è la scottatura da eccessiva esposizione solare. La gran parte dei melanomi è correlata con l’esposizione intermittente alle radiazioni UV, soprattutto in età infantile.
Occorre ricordare che l’intensità dell’irradiazione solare non è costante, ma aumenta:
- Tra le ore 11-16, quando si concentra il 95% di tutta l’irradiazione - Con la stagione: in estate nel nostro emisfero
- Con l’altitudine (+4% ogni 300 metri)
- Con la latitudine (vacanze in Paesi vicini all’equatore)
- In vicinanza di superfici riflettenti: lago-mare +10%; sabbia +10-25%; neve +80%.
• Altri fattori di rischio sono rappresentati dalle radiazioni ionizzanti e da alcuni composti chimici (arsenico, catrame e oli minerali) a cui si può essere esposti per motivi lavorativi.
FATTORI GENETICI
• Familiarità per melanoma (8-10% dei casi: è associata a mutazioni di alcuni geni che regolano la crescita cellulare)
• Precedente melanoma
• Appartenenza al fenotipo I e II (difficoltà ad abbronzarsi e facili scottature
solari)
• Presenza di molti nevi (nei) (>50)
• Presenza di nevi atipici
FATTORI AMBIENTALI

Occorre ricordare che l’intensità dell’irradiazione solare non è costante, ma aumenta:
- Tra le ore 11-16, quando si concentra il 95% di tutta l’irradiazione - Con la stagione: in estate nel nostro emisfero
- Con l’altitudine (+4% ogni 300 metri)
- Con la latitudine (vacanze in Paesi vicini all’equatore)
- In vicinanza di superfici riflettenti: lago-mare +10%; sabbia +10-25%; neve +80%.
• Altri fattori di rischio sono rappresentati dalle radiazioni ionizzanti e da alcuni composti chimici (arsenico, catrame e oli minerali) a cui si può essere esposti per motivi lavorativi.
Sospetto melanoma - cosa fare?
Una volta che dalla visita specialistica si sospetti un melanoma, la lesione deve essere asportata completamente per via chirurgica con una escissione che comprende 1 e 2 mm di cute normale circostante (biopsia escissionale).
L’esame istologico è fondamentale per la diagnosi definitiva e per stabilire lo spessore del melanoma che è il parametro prognostico più importante. In misura diversa a seconda dello spessore e del tipo del melanoma (nodulare, ulcerato) si procede ad una ulteriore escissione di 1-2 cm di cute perilesionale. Per i melanomi superiori a mm 1 di spessore deve essere eseguita l’asportazione del “linfonodo sentinella”, il primo che drena la linfa dal melanoma. Questo per una più accurata pianificazione terapeutica.
L’asportazione chirurgica, eseguita tempestivamente, per melanomi di basso spessore (fino ad 1 mm) è da sola garanzia di guarigione in oltre il 90% dei casi.
L’esame istologico è fondamentale per la diagnosi definitiva e per stabilire lo spessore del melanoma che è il parametro prognostico più importante. In misura diversa a seconda dello spessore e del tipo del melanoma (nodulare, ulcerato) si procede ad una ulteriore escissione di 1-2 cm di cute perilesionale. Per i melanomi superiori a mm 1 di spessore deve essere eseguita l’asportazione del “linfonodo sentinella”, il primo che drena la linfa dal melanoma. Questo per una più accurata pianificazione terapeutica.
L’asportazione chirurgica, eseguita tempestivamente, per melanomi di basso spessore (fino ad 1 mm) è da sola garanzia di guarigione in oltre il 90% dei casi.
Controllo dei nei e mappatura dei nei - Quando come e perche'

I dermatologo controlla in nei attraverso uno strumento che assomiglia ad un lente di ingrandimento illuminata, il dermatoscopio. La dermatoscopia permette la valutazione diretta ed in modo assolutamente non doloroso, di caratteristiche particolari del neo. L’esame di queste caratteristiche consente di stabilire se un neo può' avere caratteristiche sospette o no.
Inoltre, la digitalizzazione delle immagini e la loro archiviazione in un computer, la cosi detta MAPPATURA DEI NEI, consente il controllo nel tempo dei nei ritenute sospette, attraverso il semplice confronto delle immagini.
Il controllo dei nei permette la diagnosi precoce del melanoma. Il melanoma è il più aggressivo dei tumori della pelle. Tumori anche di piccole dimensioni, infatti, possono avere un decorso molto grave. L’incidenza, che è in progressivo aumento in tutto il mondo negli ultimi decenni, viene imputata in parte alla crescente, eccessiva esposizione al sole. In Italia l’incidenza è tendenzialmente maggiore nelle donne ed è più frequente al Nord. Nella graduatoria per mortalità da tumore, il melanoma è attualmente 13° con 2 casi ogni 100.000 abitanti/anno per le donne e 2,8 per i maschi.
ASPORTAZIONE DI UN NEO - QUALI RISCHI ?
L'asportazione di un neo, se eseguito in modo corretto e seguendo le procedure standard di sterilita' e' una procedura sicura. L'unico vero rischio che si puo' avere asportando un neo e' legata all'eventualita' di un allergia all'anestetico che viene iniettato a livello locale intorno al neo.
Le reazioni allergiche da anestetici locali usati per effettuare l'intervento di rimozione di un neo sono eccezionali e possono provocare per esempio orticaria, angioedema, broncospasmo fino, in casi rari allo shock anafilattico.
Un altro rischio, anche se meno rilevante, e' il rischio di infezione della ferita chirurgica. Questo rischio puo' facilmente arginato attraverso l'utilizzo di una corretta terapia antibiotica di copertura post-intervento.
Infine bisogna sempre ricordare che la rimozione di un neo (qualsiasi tecnica chirurgica venga utilizzata) lasciera' sempre una cicatrice. Questa cicatrice puo' essere piu' o meno evidente a seconda del tipo di sutura che viene applicata al paziente, a seconda dell'area corporea interessata (la cicatrice sara' peggiore nelle zone di tensione) e a seconda di come il paziente cicatrizza di per se.
La vecchia credenza che riteneva che rimuovere i nei o traumatizzarli e' pericoloso per un eventuale degenerazione di quest'ultimo e' assolutamente scorretta, infatti togliere un neo non ha nessuna relazione con la sua eventuale degenerazione.
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