Infezione da HPV - Verruche genitali - Condilomi acuminati

I condilomi acuminati sono verruche anogenitali causate dall'infezione da papillomavirus umano. Clinicamente i condilomi si presentano come piccole papule di colorito roseo biancastro in superficie, di consistenza molle, a superficie verrucosa, rilevate sul piano cutaneo, singole o raggruppate, talora voluminose con aspetto a cavolfiore. Accanto a queste forme evidenti, vi sono anche piccoli elementi piatti (cosiddette forme subcliniche) che possono essere messi in evidenza con il test all'acido acetico al 5%. In genere le forme vegetanti prediligono l’epitelio umido e parzialmente cheratinizzato, le forme papulose e verrucose l’epitelio ben cheratinizzato, le forme papulose piatte si possono presentare in entrambe le sedi.



Le lesioni si presentano in zone maggiormente sottoposte a trauma durante il rapporto sessuale; nell'uomo infatti si localizzano al glande, al bordo prepuziale, al meato uretrale, al solco balanoprepuziale; nella donna alla vulva (grandi e piccole labbra con particolare predilezione per la parete posteriore del vestibolo vaginale), ed anche (come elementi piatti) alla vagina ed alla cervice. Per entrambi i sessi è frequente la localizzazione perianale.

E' la malattia sessualmente trasmessa più frequente nei paesi occidentali, con una incidenza dell'1% circa nella popolazione sessualmente attiva, soprattutto tra i 16 e 25 anni.
HPV è un virus a DNA, appartenente alla famiglia dei papovavirus, il cui unico ospite è l'uomo con incubazione può variare dalle 2 settimane agli 8 mesi (in media 3 mesi). I condilomi sono causati da HPV di tipi 6, 11, 16, 18 , 31, 33 e 35. Le infezioni endocervicali causati dai tipi 16 e18 sono anche implicati nell’eziologia del tumore intraepiteliale della cervice e del collo dell’utero. I tipi 16 e 18 di solito non causano condilomi esterni che sono invece di solito causati dai tipi 6 e 11. Lo sviluppo dei condilomi è favorito della gravidanza e dai difetti dell’immunità e si associano spesso a altre patologie a trasmissione sessuale.

La diagnosi di solito è clinica, che per l'uomo è anche agevole, nella donna la situazione anatomica ne rende difficile l'esame, perciò spesso i condilomi vengono diagnosticati in ritardo nel sesso femminile. Se occorre può essere effettuato un esame con acido acetico al 5% per meglio evidenziare le lesioni e in alcuni casi può essere di aiuto l’utilizzo del colposcopio. Può inoltre essere fatta un indagine istopatologica che metterà in evidenza l’aspetto caratteristico della vacuolizzazine dei cheratinociti (coilocitosi) spesso associato a inclusioni eosinofile nucleari e citoplasmatiche che si possono evidenziare anche al microscopio ottico.
I condilomi sono caratterizzati da paillomatosi e acantosi con parcheratosi e scarsa ipercheratosi. Le cellule epiteliali mostrano una disposizione ordinata e un distacco netto tra epitelio e drma. Nel derma sono presenti edema, moderato infiltarato flogistico e capillari tortuosi e dilatati.
Esistono inoltre metodi per l’ibridazione molecolare basata sull’impiego di sonde di DNA virale e può essere utilizzata infine la PCR per l’identificazione del genoma virale. Vista la modalità di contagio, i soggetti affetti da condilomi acuminati dovrebbero essere valutati con tests sierologici e microbiologici per altre patologie trasmesse sessualmente, talora asintomatiche, raccogliendo altresì una accurata anamnesi sessuale e genitourinaria, finalizzata anche alla ricerca dei o delle partners (contact tracing).

MELASMA O CLOASMA - Chiazze marroni sulle guance - che cosa sono?

Il melasma, anche detto Cloasma, è una patologia che fa parte dei disordini della pigmentazione cutanea, in particolare rientra nel gruppo delle iperpigmantazioni.

Il quadro clinico è caratterizzato da un ipermelanosi a localizzazione generalmente simmetriche che colpisce più frequentemente le guance, la fronte il mento e la zona cutanea sopra il labbro superiore (determinando il classico effetto baffo) risparmiante il bordo del capillizio con una tipica disposizione a maschera.



Il colore di solito è brunastro, spesso non omogeneo e può assumere diverse sfumature variando dal giallo ocra al nero, diventando più scuro con l’età e con l’esposizione a raggi ultravioletti.

Questa patologia colpisce nel 90% dei casi le giovani donne, gli uomini sono colpiti solo nel 10% ed è più frequente nei soggetti di pelle scura e negli asiatici; è infatti più frequente in asia, medio oriente e sud america.

Si tratta di un fenomeno correlato a alterazioni degli ormonali sessuali, è infatti fisiologico in gravidanza e comune in epoca riproduttiva spesso concomitante con l’assunzione di contraccettivi orali. In gravidanza viene denominato “Cloasma Gravidico” o “Maschera Gravidica” e si presenta associato all’iperpigmentazione della linea alba e delle aurele mammarie. Nella maggior parte dei casi regredisce spontaneamente dopo il parto, ma in alcuni casi può persistere. Le cause del melasma non sono ancora chiare, sembra che possa essere determinato dall’associazione di fattori genetici predisponesti e fattori scatenanti. Questi ultimi sono rappresentati dall’esposizione ai reggi ultravioletti e l’assunzione di estroprogestinici.

La diagnosi è essenzialmente clinica. Basandosi sull’osservazione della luce di Wood il melasma può essere classificato in quattro principale sottotipi, in accordo con la profondità della localizzazione del pigmento melaninico. Epidemico: marrone chiaro con colorazione che si accentua sotto la luce di wood, la melanina è aumentata nell’epidermide a tutto spessore. Dermico: grigio brunastro, senza alterazione alla luce di wood, caratterizzato all’istologia da macrofagi nel derma superficiale e profondo. Misto: marrone scuro con accentuazione non uniforme della colorazione sotto luce di wood. Indeterminato: in apparente sotto luce di wood.
Da un punto di vista istologico il melasma si caratterizza per un amento della melanina in tutti gli strati dell’epidermide, un incremento dei melanociti e un aumento dei melanosomi all’interno dei cheratinociti. (rimango indecisa su istologia)

Nel melasma gravidico i livelli ematici di MSH possono aumentare transitoriamente. Questo aumento non si evidenzia nella forma di melasma da estroprogestinici.

Pitiriasi Alba - Chiazze bianche sulle guace

La Pitiriasi alba (pitiriasi simplex) è una condizione clinica che si presenta spesso sul volto dei bambini a differenza dalla piriassi versicolor acromizzante che colpisce più comunemente i soggetti adulti e la cui localizzazione caratteristica non è il volto ma il tronco.

La p. alba può comunque presentarsi su tutto il corpo in particolare sugli arti (p. alba corporis) con lieve iritazione e prurito.

La pitiriasi alba nei bambini si può associare alla dermatita atopica di cui è considerata un criterio diagnostico minore. Quindi se il paziente riferisce di essere un soggetto atopico potrebbe essere un elemento utile nel indirizzare la diagnosi. Sul piano clinico è caratterizzata da macule inregolarmente rotondeggianti con bordi più sfumati rispetto alla p.versicolor acromizzante e superficie lievemente desquamante. Inoltre la p.v.a. è caratterizzata da chiazze ovolari satelliti.
A differenza della p.versicolor la p.alba si presenta più frequentemente in inverno quando la produzione di sudore diminuisce ma i lavaggi continuano a essere frequenti come in estate. E’ stato infatti ipotizzato che i fattori scatenanti della p.alba siano i lavaggi frequenti che possono determinare un irritazione cutanea.

La Psoriasi Guttata

La psoriasi guttata è una variante morfologica della psoriasi volgare che presenta lesioni diffuse piccole (0,5-1 cm di diametro) localizzate preferibilmente al tronco e sulla parte prossimale delle estremità a differenza della cheratosi attinica le cui lesione si localizzano più frequentemente nelle zone foto esposte.

La psoriasi guttata è associata e pregressa infezioni streptococciche delle vie aeree superiori ( streptococco betaemolitico gruppo A) sarà quindi importante il dato anamnestico di una recente rino-faringite o di una vaccinazione.

Le papule eruttive sono di colore rosa-salmone la fine desquamazione può non essere presente all'esordio associata a una modesta componente infiltrativi. L'eruzione è spesso acuta e accompagnata da lieve prurito.



Una classica manovra semiologia ritenuta tradizionalmente utile per la diagnosi di psoriasi volgare è il grattamento metodico di Brocq. Attraverso questa metodica è possibile evidenziare la fondamentale caratteristica delle squame psoriasiche che appare cumuliforme, continuando la manovra quando si arriva ad interessare li strati più profondi le squame si staccano in grumi biancastri costituendo il segno della goccia di cera. Proseguendo il trattamento, allontanate le squame è possibile rilevare una membranella lucida facilmente distaccabile, la membrana di Ducan-Balckley che corrispondse istologicamente agli strati più bassi dell’epidermide. La rimozione di questa membrana provoca l’amputazione degli apici delle papille dermiche e delle estremità delle anse capillari che determina un caratteristico sanguinamento definito con il termine di rugiada sanguigna o segno di aspitz. Questo segno non è comunque patognomonico della psoriasi in quanto è presente solo nel 20% dei pazienti con psoriasi e può anche essere presente nelle cheratosi attiniche.

Un altro aspetto da prendere in considerazione nella diagnosi differenziale è l’osservazione delle unghie. La presenza di alterazioni ungueali come le chiazze a macchia d’olio, le depressioni cupuliformi , l’onicolisi, ipercheratosi sottounguleale le emmoragie a scheggia e la distrofia totale della lamina se sono presenti sono segni che ci possono indirizzare verso una la diagnosi di psoriasi.

Infine dirimente è il reperto istologico che nella psoriasi è caratterizzato a livello epidermico da iper-paracheratosi (nuclei nei corneociti) microascessi di Munro (raccolte di granulociti neutrofili), assenza di cellule granulose, acantosi delle creste interpapillari, assottigliamento del malpighiano sovrapapillare. A livello dermico allungamento ed edema delle papille dermiche, un modico infiltrato linfocitario perivascolare e alterazioni capillari.

Courrettage

E' un procedura chirurgica utilizzata per lesioni di origine virale (verruche e molluschi contagiosi) e per le cheratosi seborroiche.
Per questa procedure non e' necessario, prima di procedere effettuare un' anestesia locale, in alcuni casi si puo' utilizzare una crema anestetica. In questa metodica, con una curette, cioe' un piccolo cucchiaio con lama tagliente, la lesioni viene letteralmente scucchiaiata, agendo parallelamente alla superficie cutanea mentre la pelle sottostante viene stirata con l'altra mano.
Il sanguinamento è molto modesto e generalmente recede applicando una lieve pressione.

Leishmaniosi - Infezione da leishmania - Bottone d'oriente

La leishmaniosi cutanea localizzata (Bottone d'oriente) si presenta sulle parti scoperte del corpo. In particolare nel 60% dei casi si localizza al volto e si presenta come un nodulo indolente di colore rosso o giallastro ricoperto da squame aderenti e asintomatica.

Sulla faccia inferiore della squama si rilevano fittoni cornei (segno di Montpellier) col tempo la parte centrale della lesione si ulcera e compare alone eritematoso. La lesione va incontro a guarigione nel 95% dei casi lasciando una cicatrice depressa. La forma cronica però (di aspetto lupoide) non ha tendenza alla guarigione.

La forma cutanea di Leishmaniosi è data soprattutto dalle forme di leishmania tropica e major che sono endemiche in medio oriente india e america centrale oltre che nelle aree del mediterraneo.

In Italia la forma cutanea di leishmaniosi è più frequente al centro sud anche se casi sporadici sono stati segnalati anche in altre regioni italiane; il serbatoio è rappresentato dal cane e il vettore di trasmissione è da un flebotomo (pappatacelo). Un altro criterio per identificare la diagnosi è quindi il dato anamnestico di viaggi in aree dove la leshmaniosi è endemica e il ricordo da parte del paziente di una puntura insetto nella sede dove si è formata la lesione. Questo dato è però abbastanza improbabile perché il periodo di incubazione è molto lungo (da 3 settimane a 3 mesi e oltre).

La diagnosi è confermata dalla dimostrazione citologica dell’agente causale sullo striscio con colorazione di Gimnsa (corpi di leishmania) liberi o all’interno dei macrofagi. La cultura su terreni NNN può essere utile.
L’istologia della biopsia cutanea eseguita sul margine della lesione mostra un iperplasia pseudo epiteliomatosa dell’epidermide sovrastante a un granuloma infiammatorio polimorfo. La colorazione con Gimnsa del prelievo bioptico consente nella maggior parte dei casi di evidenziare corpi di Leishmania e rendere palese la diagnosi differenziale.

Bolle sulla pelle - Pemfigoide bolloso

Il pemfigoide bolloso (di Lever) è una malattia autoimmune della giunzione dermo-epidermica che di solito colpisce gli utasessantenni.

L’età della paziente rappresenta quindi un importante criterio per la diagnosi. Il pemfigode è caratterizzato da grandi bolle tese (solo secondariamente flaccide), dai contorni inregolari che compaiono precedute da prurito e talora da eruzioni orticarioidi e eczematose. Il contenuto della bolla può essere citrino o sieroematico. Esordiscono più frequentemente agli arti inferiori e spesso successivamente si generalizzano potendo anche interessare le mucose. La rottura della bolla da luogo alla formazione di erosioni superficiali a margini netti che si coprono di croste nerastre che aumentano l’aspetto polimorfo dell’eruzione. Le lesione sono associate a prurito che spesso può precedere la comparsa delle lesioni a differenza dell’impetigene.



Per la diagnosi oltre al quadro clinico è utile l’immunofluorescenza diretta dove si rileva un deposito al giunzione dermo epidermica di immunoglobuline G e complemento. L’immunofluorescenza indiretta rileva Ig G e IgA anti membrana basale in circolo che rappresenta la più importante caratteristica immunopatologica del pemfigoide bolloso. L’immunomicroscopia elettronica mostra il deposito di Ig e complemento nelle lamina lucida. La tecnica di western blot identifica due antigeni della membrana basel verso cui sono rivolti principalmente gli anticorpi, uno maggiore (intracellulare) e uno minore (extracellulare), inoltre il test ELISA può aumentare la sensibilità diagnostica per l’antigene minore. Nel pemfigoide bolloso si rileva inoltre un eosinofila ematica e le Ig E totali aumentate in 2/3 dei casi.
Infine l’esame istologico rivela una bolla sotto epidermica talora preceduto da un quadro di spongiosi e di eofinilia a differenza dell’impetigine bollosa in cui la bolla è subcornea. Le’epidermide sovrastante la bolla appare abitualmente indenne, talvolta è dimostrabile un modesto edema intracellulare.





Impetigine Bollosa - Infezione Batterica della Pella

L’impetigine bollosa è un' infezione batterica, estremamente contagiosa, caratterizzata dalla primitiva formazione di bolle subcornee di qualche centimetro di diametro che si sviluppano su un fondo eritematoso. Le bolle sono grosse e flaccide, possono risolversi al centro per estendersi e assumere un aspetto circinato alla periferia. All’esordio il liquido contenuto nella bolla è limpido e chiaro, successivamente diviene purulento (pus) e la bolla si rompe infettando zone vicine con diffusione asimmetrica a casuale delle lesioni che si risolvono in crosticine giallo brunastre. Di solito il paziente è asintomatico ma nei casi di lesioni molto estese il paziente può avere un malessere generale astenia.

Può essere interessato tutto il corpo comprese il palmo le piante e le mucose. L’impetigine bollosa rappresenta il 30 % delle forme di impetigine ed è generalmente sporadica. L’eziologia dell’impetigine bollosa è dovuta a stafilococco coagulasi positivo del gruppo fago II che è in grado di produrre una tossina esfoliativa, epidermolisina, responsabile del quadro clinico. L’impetigine bollosa colpisce più frequentemente i bambini sesso come piccole epidemie, ma può colpire anche gli adulti come complicanza di piccoli traumi o di altre affezioni cutanee o per contagio. Di solito si presenta nei mesi estivi ed è più frequente nei paesi a clima caldo umido (impetigo tropicale).
Può essere accompagnata da linfoadenite ma le complicanze più temibili sono la glomerulonefrite e la SSSS (Staphilococcical skin scalded syndrome) o necrolisi epidermica stafilococcica del lattante che colpisce però soprattutto bambini sotto i sei anni presentandosi con febbre irritabilità e eritema scarlattiniforme particolarmente accentuato alle pieghe e alle zone periorifiziali.

Le lesioni sono patognomoniche soprattutto nei bambini, l’accertamento diagnostico potrà essere effettuato con l’esame culturale che evidenziarà la presenza di staffiloccocchi. Potrà inoltre essere effettuata la ricerca di cocchi tramite la colorazione di gram che si presentano in catene o clustrer all’intreno dei neutrofili.
L’esame istologico metterà in evidenza bolle uniloculari intraepidermiche, situate nella parte alta del malpinghiano. Le bolle contengono fibrina e granulociti neutrofili. Sono inoltre presenti spongiosi e un moderato infiltrato infiammatorio subepidermico.

La chertaosi seborroica - Verruca seborroica

La cheratosi seborroica è una lesione pigmentata acquisita che si presenta in forma di papula placca o nodulo dovuta alla proliferazione dell’epitelio epidermico e annessiale (soprattutto follicolare). E’ una lesione benigna molto comune dopo i 40 anni in entrambi i sessi, si trova in tutte le sedi provviste di follicoli pilosebacei, in particolare sul viso e nella parte alta del tronco in un numero variabile da poche unità a qualche centinaio.



La cheratosi seborroica inizia come macula puntiforme giallastra che poi lentamente si trasforma in placche o papule superficiali che possono rimanere tali per lunghi periodi o per sempre. Il colore varia dal giallastro al bruno scuro. La forma è rotonda o ovale o irregolare, la superficie è ruvida, verrucosa, con squame grasse e pozzetti ripieni di materiale corneo. In prossimità delle pieghe e delle palpebre possono assumere aspetto paillomatoso.

La parte esofitica può staccarsi in parte per poi ricostituirsi lentamente.

Fattori irritativi o batterici locali possono talvolta modificare la morfologia della lesione che può aumentare rapidamente di volume, arrossarsi, sanguinare e ricoprirsi di croste (cheratosi seborroica irritata o infiammata).
Un'altra forma clinica con cui si si possono presentare le cheratosi seborroiche sono le stuccocheratosi: piccole cheratosi seborroiche localizzate agli arti (gambe) che possono sembrare piccole verruche virali.

Quando la cheratosi seborroica è molto pigmentata può essere chiamata melanoacantoma, questo particolare aspetto si ha quando oltre alla proliferazione dei cheratinociti si osserva un notevole aumento dei melanociti.
Un'altra variante con cui la cheratosi seborroica si può presentare è la dermatosi papulosa nigra costituita da piccole papule facciali multiple descritte in persone di pelle scura.
Non si conosce l'eziologia ma probabilmente sono il risultato dell’associazione di una predisposizione genetica e di fattori ambientali scatenanti rappresentati soprattutto dall’esposizione al sole; alcuni autori suggeriscono l’esistenza di fattori di crescita epidermici circolanti potrebbero esserne implicati nelle forme eruttive multiple associate a neoplasie maligne viscerali.

La diagnosi è essenzialmente clinica per una conferma diagnostica si potrà effettuare un esame dermoscopico che metterà in evidenza l’assenza di un reticolo pigmentato, colore variabile nelle diverse tonalità dal marrone al bruno grigiastro, pseudocisti cornee e sbocchi simil comedonici. Le pseudocisti cornee sono formazioni rotondegnati biancastre brillanti dovute all’accumulo di materiale cheratinico a disposizione lamellare nel contesto dell’epidermide, gli sbocchi simil comedonici sono formazioni rotonde brunastre con alone periferico più scuro anch’essi dovuti all’accumulo di cheratina nell’epidermide. Talvolta le pseudocisti cornee e li sbocchi simil comedonici possono non essere presenti ma la cheratosi può essere comunque riconoscibile dall’aspetto cerebriforme della loro superficie.

L’esame istologico è comunque dirimente; Istologicamente la lesione è caratterizzata da proliferazione esoendofitica di cheratinociti con aspetto squamoide o basaloide con ipercheratosi ortocheratosica sia sulla superficie sia nel contesto della neoplasia (pseudocisti cornee).

Quali test si possono fare per valutare la sifilide?

Le metodiche diagnostiche per questa infezione si sono costantemente evolute, se pur con alcuni limiti, dovuti alla sua difficile propagazione (non è coltivabile in vitro, ma è possibile mantenerlo in vita solo tramite passaggi nei testicoli del coniglio). Gli esami microbiologici possibili sono l'individuazione diretta del patogeno e le indagini sierologiche. La diagnosi microbiologica di sifilide si basa principalmente sull'utilizzo di test sierologici. Questi si dividono in due categorie: test non treponemici e test treponemici. Per una diagnosi corretta, è consigliato di associare entrambe i tipi di indagini, al fine di arrivare alla definizione di un quadro completo del paziente.


La VDRL è la (veneral desease research laboratori test) è un saggio di flocculazione che ricerca nel siero dei pazienti anticorpi anti cardiolipina
.
Nella VDRL il serio dei pazienti viene cimentato con una preparazione commerciale contenente antigene cardiolipidico fissato su cristalli di colesterolo. In presenza di anticorpi nel siero del paziente si forma un reticolo che agglutina questi cristalli. Gli anticorpi inducono l’aggregazione dei cristalli in ammassi di varie dimensioni a seconda della grandezza di tali ammassi la positività è espressa secondo una scala da + a +++.
Questa reazione è eseguita su piastra e la letture viene fatta con microscopio a luce ordinaria.
In caso di positiva è necessario ripetere la reazione con diluizione del siero del paziente ½, ¼ … si ottiene così una reazione quantitativa. Il titolo anticorpale è espresso come il reciproco della massima diluizione in cui il test ha dato risposta positiva.
La VDRL diviene positiva mediamente a 8-10 giorni dalla comparsa del sifiloma e il titolo sale rapidamente fino a stabilizzarsi nella fase secondaria dove raggiunge il livello massimo (compreso tra 256 e 1024). Nella fase terziaria della sifilide la sua positività può invece apparire dubbia.
La cardiolipina è contenuta in tutti i treponemi patogeni ma anche nelle cellule di numerose specie animali e vegetali. La VDRL non è pertanto una reazione specifica delle treponematosi e la sua positività non indica esclusivamente la diagnosi di treponematosi. I limiti dei test non treponemici sono una sensibilità non elevata (70% circa) nella sifilide primaria precoce, nella sifilide latente e nella sifilide congenita tardiva, ed una mancanza di specificità in presenza di particolari condizioni quali: infezioni virali (epatiti, mononucleosi, HIV e malaria herpes virus), patologie neoplastiche, malattie autoimmuni (lupus eritematoso e artrite reumatoide), gravidanza, età avanzata. I risultati dei test non treponemici devono essere dunque sempre confermati da un test treponemico.

La TPHA (test treponemico) è il test di emoaglutinazione del treponema .Questa reazione dimostra nel siero anticorpi contro treponemi patogeni. La reazione è pertanto specifica di tutte le treponematosi. Per converso essa non riconosce glia anticorpi diretti contro vari tipi di treponemi. In questa reazione il siero dei paziento è cimentato su una preparazione di treponemi fissati su emazie di montone. In presenza di anticorpi si formano dei complessi le emazie sono agglutinate. La reazione, ha luogo su piastre per microtitolazione e il risultato è letto a occhio nudo dopo 4-5 ore. In assenza di anticorpi le emazia sedimenta sul fondo dei pozzetti con reazione che risulta negativa. Se sono presenti anticorpi specifici le emazie vanno incontro a agglutinazione e dispersione. A seconda dell’entità di quest’ultima il risultato è espresso simbolicamente secondo una scala da + a +++. La lettura può risultare quindi influenzata da fattori soggettivi del tecnico che eseguisce l’esame. Esiste anche una TPHA quantitativa che consiste nel quantificare il titolo degli anticorpi presenti. La TPHA diviene elevato per tutta la vita in assenza di trattamento, anche nel secondo e nel terzo stadio della sifilide. Anche dopo il trattamento la TPHA resta comunque positiva e si negativizza solo , e non sempre, nel caso in cui il trattamento si stato effettuato entro il primo anno dall’insorgenza del sifiloma.

L'FTA/ABS (fluorescent treponemal antibody absorbetiontest)ricerca nel siero dei pazienti anticorpi dei pazienti treponemi pallidi interi uccisi è pertanto una diagnosi specifica per tutte le treponematosi e non della sola sifilide. Il siero del paziente è cimentato con una sospensione di treponemi di ceppo Nichols uccisi e la razione è rilevata dall’aggiunta di siero contenente anticorpi anti immunoglobuline umane marcate con fluorescina. La lettura è effetuata per mezzo di un microscopio dotato di sorgente di luce ultravioletta. Il riscontro di treponemi fluorescenti indica la presenza di anticorpi specifici nel siero dei pazienti. La semplice FTA è considerata specifica a diluizioni pari o superiori a 1/100; per aumentare la sensibilità del test senza alterarne la specificità è stato introdotto FTA-absorption (FTA-Abs) facendo assorbire il siero del paziente su un substrato contenente un estratto di treponemi saprofiti di ceppo Reiter sconciati: questa procedura porta alla neutralizzazione degli anticorpi gruppo specifici (anti—spirochete) che parassitano la reazione. Questa reazione è considerata specifica a diluizioni pari o superiori a 1/25 ed è utile quando il titolo anticorpale è presumibilmente molto basso come all’esordio del sifiloma, diviene infatti positiva circa 5 giori dopo la comparsa del sifiloma ed è quindi il primo test a virare prima della TPHA e della VDRL.

ELISA (Enzyme-Linked Immunosorbent Assay) e' di più recente introduzione. Il saggio immunoenzimatico elisa che consente la ricerca di anticorpi IgM specifici utile nei casi in cui si debba accertare una lue congenita o comunque una fase recente di replicazione attiva dei treponemi. La tecnica ELISA consente il rilevamento del complesso antigene-anticorpo mediante Sul fondo di un pozzetto di una piastra viene adsorbito l’Ag e successivamente viene introdotto il serio del paziente (che presumibilmente contieni Ac specifici per quela antigene). Dopo incubazione per permettere la formazione dell'eventuale complesso antigene-anticorpo (giallo), la soluzione che contiene l'anticorpo libero viene rimossa.
Si fa una successiva Incubazione con anticorpo secondario per la rivelazione del complesso antigene-anticorpo primario si introduce infatti una soluzione contenente un anticorpo specifico per il frammento costante dell'anticorpo primario. L'anticorpo secondario formerà un complesso con l'anticorpo primario a sua volta associato all'antigene (specifico). L'anticorpo secondario è modificato e porta legato un enzima (tipicamente perossidasi o fosfatasi alcalina).
Si introduce poi un substrato sintetico tale per cui il prodotto della reazione con l'enzima coniugato all'anticorpo secondario è colorato ( tipicamente: giallo per la fosfatasi alcalina o rosso per la perossidasi). La presenza del complesso antigene-anticorpo primario viene rilevata attraverso lo sviluppo del colore. L'intensità del colore dipenderà (a parità di tempo di incubazione) dal numero di complessi presenti

Dermatite Fototossica

La dermatite fototossica è una reazione fotochimica comparabile con la dermatite irritativa da contatto.

E’ espressione dell’azione tossica diretta delle sostanze che vengono a contatto con la pelle e non coinvolge la risposta immunitaria. Avviene in individui senza particolare predisposizione a partire dalla prima esposizione a condizione che la pelle subisca una dose di radiazioni sufficiente a lunghezza d’onda necessaria e che contenga una sostanza chimica a capacità fototossica e a concentrazione sufficiente.

Le sostanze fototossiche possono essere rappresentati da cosmetici, farmaci e vegetali (sandalo, furocumarine); le radiazione ultraviolette che attivano la maggior parte dei sensiblizzanti sono nel range degli UVA (320-400 nanometri).


Il dato anamnestico sull’esposizione al sole e l’applicazione nella zona della lesione di una sostanza ad azione fototossica è quindi di fondamentale importanza per sviluppare una diagnosi. Inoltre le lesioni posso dare bruciore e prurito a differenza della lentigo maligna che generalmente è asintomatica.

Le lesioni si presentano con localizzazione netta e compaiono nella zona di applicazione della sostanza fototossica e si presentano con eritema edema vescicole e prurito. In 8 10 giorni le lesioni possono andare incontro a risoluzione con una lieve desquamazione e qualche volta persiste una pigmentazione residua. In caso di dubbio diagnostico potrà essere effetuato un biopsia cutanea per evidenziare le differenze istologiche.

Nel caso della dermatite da contatto fototossica si metterà in evidenza la presenza di cellule dell’infiammazione (linfociti e macrofagi) ma non si evidenzieranno le atipie cellulari e non sarà presente l’elastosi tipiche della lentigo maligna. Quando si sospetta una reazione fototossica si può anche effettuare il fotopatch test.

La lentigo Maligna - Chiazza Brunastra sul volto

La lentigo maligna (di Hutchinson) si presenta in chiazze o placche piane di colore bruno disomogeneo con aree reticolate a carta geografica a margini di solito non definiti senza segno di regressione, e a lenta espansione che può raggiungere anche notevoli dimensioni.



La lentigo maligna è dovuta alla proliferazione di melanociti atipici nell’epidermiche ed è considerata un melanoma insitu che può evolvere in una lentigo maligna melanoma nel 25-30% di casi. L’evoluzione in melanoma invasivo è molto lenta (10-20 anni) e si evidenzia clinicamente quando le lesioni diventano più scure o infiltrate o si ha la formazione di un nodulo. La localizzazione più frequente è al volto ma raramente può presentarsi sulle gambe in quanto predilige le sedi fotoesposte.

Di solito è asintomatcia ma qualche volta può dare un lieve prurito. Compare più frequentemente nelle donne con un rapporto di 2 a 1 rispetto a gli uomini e l’età media di insorgenza è intorno a 60 anni. I fattori patogenetici che determinano la sua formazione non sono ancora del tutto chiari ma una esposizione cronica al sole rappresenta sicuramente uno dei principali fattori che ne determinano la formazione.


Per la diagnosi e la diagnosi differenziale è di fondamentale importanza l’esame dermoscopico.

Nella lantigo maligna si possono mettere in evidenza significative alterazioni dello pseudoreticolo che nelle fasi iniziali di accrescimento mostra piccole granulazioni grigio brunastre perifollicolari; successivamente la coalescenza di tali granulazioni determina un rinforzo della pigmentazione perifollicolare con strie (pattern romboidale) e un obliterazione progressiva degli sbocchi da parte di una pigmentazione nerastra.

Se periste il dubbio potrà essere effettuata una biopsia che metterà in evidenza una proliferazione continua e scarsamente circoscritta di melanociti atipici nello strato basale dell’epidermide che nono superano la membrana basale.

Creme per il sole: come orientarsi e quali scegliere?

Oggi sappiamo che i danni dovuti all'esposizione al sole possono essere anche molto gravi. E' buna regolare utilizzare uno schermo solare a protezione alta e comunque si consiglia di non scendere mai sotto la protezione trenta anche quando siamo gia' abbronzati.

E' sempre meglio scegliere prodotti venduti in farmaci o nella grande distribuzione per essere sicuri che il fatore di protezione segnalato in etichetta sia corretto.

Per quanto riguarda gli adulti, ad oggi, conviene utilizzare i prodotti di nuova generazione che sono formulati per non lasciare la classica patina biancastra sulla pelle (es. Fotoprotector Fusion Fluid ISDIN, Anthelios Tocco Secco, Avene Latte 50, etc..). Questi nuovi prodotti grazie ad una fase in olio e un sistema di emulsione con proprietà specifiche fanno si che la crema o il gel risultino piu' facilmente stendibile con un' azione anti-lucidità. Inoltre l'assorbimento risulta quasi immediato e senza effetto grasso. Questi prodotti risultano anche adatti per la pelle del viso di soggetti affetti da rosacea o acne.

Discorso diverso deve essere fatto per i prodotti solari da utilizzare nei bambini, infatti i bambini necessitano di prodotti che sono piu' resistenti all'acqua e alla sabbia, per questo motivo conviene utilizzare prodotti specifiche che pero' inevitabilmente lasciano un po'di alone bianco.

In fine bisogna ricordare che le creme per il sole oltre ad avere una scadenza specifica hanno una durata media di un anno dal momento dell'apertura del prodotto quindi e' opportuno controllare la data di scadenza del prodotto e i mesi di validita' de prodotto dalla sua apertura.

Integratori per ridurre la cellulite: quanto funzionano?

Esistono in commercio numerosi integratori per il trattamento e la riduzione della cellulite. La maggior parte dei quali contiene: Bromelina, Estratto di Caffè Verde, Estratto di Melliloto, Estratto di Ippocastano, Estratto, di Equiseto.

Bromelina (o bromelaina o ananase) è un termine generico col quale ci si riferisce a due enzimi proteolitici che vengono estratti dall'ananas, una pianta della famiglia delle Bromeliacee, originaria dell'America meridionale. Oltre all'attività proteolitica, a tali enzimi sono stati attribuiti diversi altri effetti (antiedemigeni, antinfiammatori e antitrombotici).

Estratto di Meliloto e' in grado di mantenere le fisiologiche caratteristiche di permeabilità dei capillari e di favorire il drenaggio linfatico mentre l 'estratto di Ippocastano e' in grado di favorire la funzionalità del microcircolo.
L' estratto di Equiseto puo' favorire il drenaggio dei liquidi corporei, la funzionalità delle vie urinarie ed il trofismo del tessuto connettivo.

Gli integratori non vanno intesi quali sostituti di una dieta variata, equilibrata e di un sano stile di vita. Ma la loro efficacia e' strettamente connessa a tutta una serie di fattori che influiscono sul microcircolo superficiale e quindi sulla cellulite e la pelle a buccia d'arancia. Invece se associati ad una dieta iposodica (poco sale!), l'introduzione di molta acqua (per un donna di circa 70 kg almeno 1,5 litri al giorno) e attivita' fisica adeguata, magari in acqua (es. acqua gym) possono dare ottimi risulti, specialmente nel lungo periodo.

Rimedi per le Occhiaie ? la crema per le emorroidi !!!

E' stato ampiamente dimostrato che una delle tecniche per ridurre temporaneamente le occhiaie e le borse sotto gli occhi e' l'applicazione di un prodotto in crema a base di Estratto di Cellule di Saccharomyces Cerevisiae che e' normalmente usato per le emorroidi (es Preparazione H).



Questi prodotti non hanno effetti collaterali particolari se usati in piccole quantita' ed in soggetti non allergici. L'uso prolungato invece può dare luogo a fenomeni di sensibilizzazione. In tal caso è necessario interrompere il trattamento ed istituire una terapia idonea, dopo aver consultato il Medico.