La dermatite fototossica è una reazione fotochimica comparabile con la dermatite irritativa da contatto.
E’ espressione dell’azione tossica diretta delle sostanze che vengono a contatto con la pelle e non coinvolge la risposta immunitaria. Avviene in individui senza particolare predisposizione a partire dalla prima esposizione a condizione che la pelle subisca una dose di radiazioni sufficiente a lunghezza d’onda necessaria e che contenga una sostanza chimica a capacità fototossica e a concentrazione sufficiente.
Le sostanze fototossiche possono essere rappresentati da cosmetici, farmaci e vegetali (sandalo, furocumarine); le radiazione ultraviolette che attivano la maggior parte dei sensiblizzanti sono nel range degli UVA (320-400 nanometri).
Il dato anamnestico sull’esposizione al sole e l’applicazione nella zona della lesione di una sostanza ad azione fototossica è quindi di fondamentale importanza per sviluppare una diagnosi. Inoltre le lesioni posso dare bruciore e prurito a differenza della lentigo maligna che generalmente è asintomatica.
Le lesioni si presentano con localizzazione netta e compaiono nella zona di applicazione della sostanza fototossica e si presentano con eritema edema vescicole e prurito. In 8 10 giorni le lesioni possono andare incontro a risoluzione con una lieve desquamazione e qualche volta persiste una pigmentazione residua. In caso di dubbio diagnostico potrà essere effetuato un biopsia cutanea per evidenziare le differenze istologiche.
Nel caso della dermatite da contatto fototossica si metterà in evidenza la presenza di cellule dell’infiammazione (linfociti e macrofagi) ma non si evidenzieranno le atipie cellulari e non sarà presente l’elastosi tipiche della lentigo maligna. Quando si sospetta una reazione fototossica si può anche effettuare il fotopatch test.